Si impara nei gruppi

I gruppi ci sono, naturali, artificiali, nelle classi, nelle scuole, nelle organizzazioni, nello sport, ma se abitati dalla cultura dell’individuo o solo dell’organizzazione producono disaffezione, fuga, rimozioni. sostituzione del compito per cui sono nati.
E chi si sente leader per compito istituzionale, per storia e successi personali può – con il gruppo – imparare che il sapere si costruisce assieme ad altri pari, affrontando un problema e giungendo ad un risultato co-costruito e non solo ascoltando o seguendo uno o una che di mestiere ne sa più di te.
Diciamo che la diversità è un valore, ma lì nel gruppo, la diversità, la sua cultura, diventa strumento per crescere, per riconoscere e riconoscersi anche nel piacere di inventare e costruire qualcosa che prima non c’era.
Nel gruppo si impara ad abitare una relazione simmetrica ed una relazione complementare (one up – one down), non una volta per tutte ma a seconda delle situazioni, della fase di sviluppo del compito, del processo e fuori dal gruppo, se si è appreso, si può far apprendere ai collaboratori ai membri del gruppo.
Nel gruppo la conoscenza è collettiva e si costruisce nella comunicazione; nell’apprendimento si distingue il processo dal risultato e si impara ad assumere le proprie responsabilità sull’uno e sull’altro.
Nei nostri gruppi si impara a smettere di cercare un capo a cui affidare la responsabilità dei risultati per poi criticare sia capo sia risultati, ma si impara ad assumere la responsabilità del processo e del prodotto atteso.
Nei nostri gruppi si impara ad aspettare che il processo si volga al compito, si sta nel piacere di comunicare sul compito e si impara ad accettare il risultato che produciamo nei tempi dati.
Nei nostri gruppi si impara che posso essere diverso da prima e, se voglio, posso cambiare almeno un po’ rispetto a prima.

Luigi Gilberti